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11 SETTEMBRE 2001 di Franco Campora

Piangono di lacrime sangue anche le pietre e l'acciaio

colano d'umore purpureo sul freddo cristallo ormai cotto

colonne d'avamposto mondo, come sterpi crepitanti di fiamma

bruciano.

 

Nere fumate e negli occhi del fanciullo la fine dell'infanzia

ormai non più vergini, deflorati nell'animo buio, nel profondo sacro

privi d'ogni vigore, miriamo e rimiriamo gli stracci che s'agitano

senza futuro, senza presente, senza ormai lacrime, solo segnali di paura.

 

Temo quel che penso o penso e quindi tremo ?

 

Morte d'uguale forma, presenti a tutti il conto

ma celata nell'ombra tua ci fai pagare il pegno

oggi no, ho visto tutto, la nera signora ha aperto gli occhi all'innocenza

nulla sarà più come prima

nulla.

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